Interviste

Intervista Rino Scotto Di Gregorio

Intervista a Rino Scotto Di Gregorio autore del romanzo Eloy Storia di un cane da guerra in cui, con una scrittura dura e spietata, denuncia la violenza diffusa e incontrollata negli slum brasiliani. Edito da Kubera Edizioni.

Rino Scotto Di Gregorio Nato a Procida e rinato nella vicina Vivara alcuni anni orsono. Amore per la natura e le tracce del divino in essa nascoste. Custode del Sacro nel bosco, poi educatore, quindi la politica. Per quattro anni alle porte del duemila assessore alla cultura realizzando eventi …  leggi la bio completa


ELOY STORIA DI UN CANE DA GUERRA

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Autore: Rino Scotto Di Gregorio
Collana: Linea d’ombra
Genere: Narrativa/ denuncia sociale/guerra urbana
Pag. 128
Uscita: 2022
Prezzo cartaceo: euro 12,00
Prezzo ebook:  euro 3,99

ISBN 9791280865175

Ordinabile in libreria e sugli tutti gli Store on line


In questa intervista Rino Scotto Di Gregorio ci parla della genesi del suo libro e dei suoi progetti futuri nella scrittura

Come nasce l’idea di quest’opera? Nasce da un incontro avvenuto molti fa in Brasile: un uomo si avvicina al padre missionario presso il quale svolgevo il mio primo volontariato oltre oceano e dice di voler continuare a dar pace e giustizia con la sua opera in fondo non troppo dissimile da quella del prete piemontese. Il missionario gli stringe la mano e lo saluta con reverenza, poi si gira, nota il mio sguardo perplesso e dice: è un killer. Il suo nome è Eloy, aggiunse, risolverà i problemi che io non riuscirò a risolvere con la missione. Questo episodio è l’unico evento veramente accaduto che ha trovato spazio nel libro che, per il resto, è pura invenzione. Nomi di persone e luoghi sono stati cambiati, per il resto tutto il racconto aderisce ai ricordi di un giorno che non dimenticherò mai. Negli anni successivi, soprattutto dopo aver deciso di mollare carriera politica e lavoro per lavorare a favore dei ragazzi di strada a Rio de Janeiro, il figura di Eloy cominciò a prendere forma tra i personaggi che decisi di raccontare nella Trilogia Tropicale; i miei due precedenti parlano dell’oggetto della mia opera sociale in Brasile: i ragazzi di strada. Con Eloy ho voluto raccontare la cruda realtà che affronto nella mia missione dall’altra parte della barricata.

Nel libro c’è una precisa e puntuale descrizione non solo dei luoghi e di quanto lì accade ma anche della vita del protagonista, Eloy, e del suo essere un militare, delle gerarchie e delle armi. Questo lascia supporre che la fase di ricerca sia stata piuttosto complessa. Nel 2008 “TROPA D’ELITE” di Josè Padilha trionfa al Festival di Berlino. Si tratta di un film che, dopo feroci critiche e tentativi di censura avvenute in patria, porterà sugli schermi di tutto il mondo il dramma di una realtà lacerata dal traffico di droga, dall’illegalità diffusa e della contiguità della politica corrotta con i cartelli. Il risultato è una vera e propria guerra civile senza quartiere che insanguina la capitale carioca e non solo. Nella pellicola di Padilha il protagonista Roberto Nascimento, interpretato da un grande Wagner Moura, è un militare del BOPE, moralmente integro e determinato, proprio come il mio Eloy e, proprio come il protagonista del mio libro, convinto che la violenza sia l’unica risposta alla… violenza. Per modellare il protagonista del mio libro, mi son dovuto documentare su tattiche militari, armi e trattamenti psichiatrici cui sono sottoposti alcuni membri dei corpi speciali. E sulle cronache quotidiane, sul mio vissuto in più di 25 anni di street work a Rio de Janeiro.

Nella scrittura dell’opera quanto ha inciso l’immaginario e quanto la realtà? Eloy è la messa in scena della realtà carioca, nuda e cruda. L’immaginario ha prodotto solo il finale.

Sono molteplici le tematiche presenti nel romanzo, ce n’è qualcuna in particolare sulla quale desidera che il lettore focalizzasse la sua attenzione? Con Eloy ho cercato di raccontare la realtà carioca attraverso la vita violenta e breve di un soldato d’élite. Ma dato il drammatico momento che stiamo vivendo con l’invasione russa, mi sembra utile sottolineare l’unico messaggio che una storia di guerra può recare al lettore: chi dichiara guerra, uccide prima di tutto sé stesso. La prima vittima del carnefice è egli stesso: la morte che lo ingoierà poco alla volta con i rimorsi o  d’improvviso con il fuoco del nemico, sarà il vero inferno dal quale tutti vogliamo sfuggire. 

C’è qualcuno che ha letto l’opera prima dell’invio per la pubblicazione, e nel caso quali sono state le reazioni? No, nessuno ha visionato l’opera prima dell’uscita.

C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura del romanzo? Nessuno in particolare. In questo caso gli unici compagni di viaggio sono stati i libri.

Quanto tempo è stato necessario per scrivere il romanzo? L’incipit è datato febbraio 2011… tra dubbi, eventi personali e il peso di un personaggio e di una storia che diventavano di frase in frase sempre più densi di dolore, il progetto è stato abbandonato varie volte. L’accelerazione è avvenuta negli ultimi due anni.

Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Per me non è importante un momento particolare della giornata: se trovo il luogo giusto, il giusto clima, posso andare avanti a scrivere per 24 ore… Per finire il libro è stato determinante aver trovato a Rio De Janeiro questo luogo. Poi ho scritto a Torino, Lisbona e, naturalmente, nella mia amata Procida.

Sta seguendo qualche progetto per il futuro? Sto lavorando all’ipotesi di una “doppia storia”, il racconto di un efferato omicidio raccontato dai due presunti assassini che si accusano a vicenda. Ancora una volta, prendo spunto da un fatto di cronaca avvenuto in Brasile qualche anno fa, ma che continua a far discutere.

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